Lettera aperta al Sindaco Sagramola su comunicazione e dintorni

 

Caro Sindaco,

mi hanno raccontato che nell’ormai famigerato summit delle Quadrelle hai provato a piegare a tuo vantaggio la critica di sistema che da mesi conduco nei confronti dell’amministrazione che presiedi, senza che ti abbia minimamente sfiorato la tentazione di immaginare un mio dissenso politico, magari opinabile ma legittimo e sincero. Permettimi di dirti che prendi un gigantesca e consapevole cantonata quando sostieni che nutro rancore non politico ma personale nei tuoi confronti perché non mi hai assegnato l’incarico di portavoce del Sindaco. Innanzitutto perché la politica e il rancore corrono su binari che nel mio caso davvero non si incontrano mai. E poi perchè sai benissimo di non avermelo mai proposto e che se lo avessi fatto, o anche solo paventato, ti avrei educatamente mandato a passeggiare ai fossi di Burano; in più perché sai bene che le figure in ballo erano due e non avevano certo barba e baffi come me; infine perchè non fa onore alla mia intelligenza e alla tua capacità di discernimento pensare che un solone, capisciotto e presuntuoso come me – come scrivono i tuoi anonimi sostenitori nel mio blog -  possa accettare di “portare la voce” di qualcun altro che non sia me stesso. Ovviamente, questo tentativo di tirare il lenzuolo dalla tua parte lo considero una formula difensiva legittima e tra le tante, un modo come un altro per rimuovere una realtà delle cose che invece di farti pensare ti molesta e cioè che il sottoscritto non è un isolato - eternamente tentato da cause distruttive e massimaliste - ma uno dei crocevia di un dissenso politico che attraversa la città, ribolle anche in spezzoni della maggioranza politica che sostiene il tuo primo giro da Sindaco di Fabriano e proviene anche dalla gente che ti ha sostenuto con il voto. Ma siccome sono molto più generoso di qualche tuo assessore, che ritiene di potermi diffamare ignorando che ormai hanno buone orecchie pure i sordi e le pareti, mi permetto di darti un paio di consigli pubblici, gratuiti e non richiesti, perché so che siete unanimi quanto meno nel riconoscere che Giunta e maggioranza devono affrontare e risolvere un gigantesco problema di comunicazione, visto che il poco che fate puntualmente indigna invece che suscitare sorrisi, amori e consensi. Perchè alla fine, come direbbe un Paolo Villaggio ironico e saggio, a forza di aprire cassetti e armadi - e trovando di continuo file di pane, panini e sfilatini - anche a Fantozzi venne un dubbio sull'onore della signora Pina e sul ruolo del fornaio. Ma non al centrosinistra sotto assedio che si difende con gli incontri carbonari e coi cellulari sul tavolo. E allora caro Sindaco ti invito, innanzitutto, a rileggere per intero un post che dedicai ai vostri deficit di comunicazione il 29 di dicembre scorso (Perchè Sagramola comunica male ma non lo sa) in cui, tra le altre cose, scrivevo che “Sagramola e la sua Giunta non riescono a uscire dal vicolo cieco in cui si trovano perché non sono in grado di sviluppare un'azione davvero efficace di ascolto. Ascoltare non vuol dire porgere attenzione e orecchie ma sintonizzarsi sulle emozioni della cittadinanza, legittimando e comprendendo ciò che la sinistra elitaria ha imparato a disdegnare più di ogni altra cosa: la pancia.”. E poi, molto più autorevolmente di quel che posso pensare e scrivere, ti invito a consultare il libro di un buon maestro del cinismo postmoderno, Robert Greene, intitolato “Le 48 leggi del potere”. L'autore non sarà un Machiavelli del nuovo millennio ma è bravo a dedurre, da aneddoti e rimandi storici, essenze di gestione del potere e pillole di comportamento e comunicazione che potranno ritornarti utili. Innanzitutto per sciogliere quel nodo gordiano di pregiudizi e di convinzioni per via del quale ritieni che amici subdoli siano migliori di avversari leali e che ti impedisce di comprendere come i batteri si diffondano quando le stanze sono sigillate e chiuse e non certo spalancando la mente come una finestra sul mondo.

Donchisciottesco e duro ti saluto senza un rancore che non mi appartiene

Gian Pietro Simonetti

p.s. se credi di poter risalire all’identità delle talpe quadrellate vuol dire che non conosci bene le talpe e sottovaluti il talparo