21 luglio 2014

I timidi segni d'una Fabriano Fru Fru




LA FORZA DEL PIAGNISTEO
Siamo abituati a una Fabriano spenta e cimiteriale, sobborgo operaio senza socialità, se si esclude il rito del barbecue e del chiacchiericcio purtroppo non sempre innocuo. Cambiare pelle non è facile e la necessità non rende l’operazione più serena e lineare. Servono tempo e apertura mentale. Il primo scarseggia per natura e la seconda per cultura. La città metalmezzadra è stata conformista e rocciosa, simpatica e lieve come un dito insabbiato nel culo, sempre in bilico tra consenso e piagnisteo. Il consenso è sparito, perché si sono estinte le casate che lo pretendevano come condizione vitale, ma resta intatto il piagnisteo, oramai enclave morale di politici e sindacati che, a forza di appelli, lacrimucce e lagne, somigliano sempre di più a una processione di flagellanti incapaci di emanciparsi dalle comodità del pessimismo e del pianto rituale. 

LA FABRIANO FRU FRU
Ma al di sotto di questo sudario di nostalgie infeltrite, s’intravvede il segno flebile di qualcosa di diverso, il vagito di una Fabriano fru fru che, come i Prigioni michelangioleschi, prova a liberarsi dal crudele vincolo della materia e dall’indomito bisogno di cablaggi, sgraffignando momenti effimeri e piccole zone franche di ludica leggerezza. Una Fabriano che prova a rimpiazzare la centralità del Maragone tirando per aria colori a Collamato, che prova a fare tardi tra Via Balbo – ritrovo di locali collaborativi e a concorrenza zero – e Cialdini Street, oramai focus enogastronomico dopo un lungo destino di anonima via di transito. Una Fabriano che si fa centro d’arte inseguendo Giotto, Allegretto e Cimabue, che discute di polittico e mette in un angolo il polanco, che promuove un Festival sullo Spirito e la Terra archiviando il tempo delle lamiere e la gigantesca solitudine del monoprodotto. Una Fabriano che festeggia lo scoperchiamento del suo fiume, dopo averlo a lungo confiscato, che si interroga sull’accoglienza dopo aver coltivato, con ardore e convinzione, il sospetto e il rifiuto per il viandante e il forestiero. 

IL SENEX E IL PUER
Lo psichiatra Jung forse avrebbe intravisto, anche in questa assopita dialettica dei centri minori, l’eterna lotta tra il senex e il puer, tra il vecchio che divora, consuma e conforma e il bambino irriverente che cerca l’anello che non tiene e il punto debole d’ogni catena. L’arrivo degli americani è stato casuale ma tempestivo e si inserisce come un cuneo determinante nel cuore di questa dialettica tra il passato e il futuro della città. Gli americani di Whirlpool, per ora, rappresentano l’incognita, il punto interrogativo, un fenomeno d’importazione non ancora inquadrabile e prevedibile. A loro modo alimentano la logica del puer, del fanciullo che suscita sospetto e viene accolto con la serrata e col pianto rituale delle prefiche che hanno nostalgia dei tempi buoni e delle buone concertazioni. 

LA NOSTALGIA METALMEZTECA
La Fabriano Fru Fru ha, sicuramente, qualcosa di ingenuo e irritante, una tendenza leggiadra a non fare i conti col passato, a sentirsi ripulita e assolta per rimozione e presunzione. Ma altrettanto sicuramente rappresenta, oggi, l’unico lievito possibile, perché senza un qualche fattore che disarticola la continuità climatica non puo esserci socialità. Ed è la socialità che genera la comunità, ossia il collante che attrae le produzioni e le allinea agli urgentissimi bisogni dell’effimero. Diversamente c’è solo la lotta residuale per ciò che resta del bottino  - che pare stia diventando la cifra prevalente e cattiva di ciò che resta della borghesia locale – e la lagna seriale di chi crede che era meglio quando i Metalmeztechi invocavano fiduciosi la loro Divinità Solare, il Dio degli Oblò e la periodica ostensione del corpo mistico merloniano

GERONTOCRAZIA LOCALE E TRAUMI ESTERNI
La morte del vecchio e l’eclissi della gerontocrazia locale non potevano nascere da consunzione interna, perché troppo esteso e profondo era il consenso. Serviva un trauma esterno, uno stravolgimento di contesto che precipitasse fin nelle viscere dell’illusione monoproduttiva. Il Muro, alla fine, è caduto ma c’è ancora chi, bizantino, si preoccupa delle mura di San Donato e dei bisogni infrastrutturali della Festa di Santa Maria perchè il sesso degli angeli è sempre oggetto di decisioni e dispute. “La crisi consiste appunto nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati.” (A.Gramsci).
    

14 commenti:

  1. Mi dispiace ma fabriano è monolitica. Non ha speranza

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    1. Non è vero, anzi è vero ma il tempo cambia tutto. A volte lentamente, a volte fa uno scatto veloce

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  2. Sono d'accordo solo in parte, purtroppo la verità è che sia nell'accoglienza, sia nella ristorazione, ci vuole cultura e mestiere. A parte casi rari a Fabriano nei locali mancano entrambe, o per meglio dire, come nel commercio, c'è un ritardo di almeno 50 anni. I francesi (antipatici di sicuro ma con delle buone ragioni) hanno insegnato a tutto il mondo che dietro ad un piatto, un formaggio o un vino c'è tanta cultura, tanta tecnologia, la saggezza di un territorio. Da noi questi valori sono ancora lontani mille miglia. Da noi i negozi d'élite si danno la zappa sui piedi invocando traffico aperto in centro a tutte le ore, da noi non c'è la movida . . c'è il casino ed i piatti del territorio . . que è? Tanto a FaVriano non c'è niente . . . invece c'è e ci sarebbe molto, peccato.

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    1. Riapre il ristorante del teatro "Lucignolo" con Luca Sbicca io un salto dopo una bella serata in teatro ce lo faccio volentieri.

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    2. HA CHIUSO DE NOVO????????

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  3. Il puer col pannolino sporco.... interessante la tua nota critica Giampaolo

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  4. La spocchia Favrianese ê na roba tanto grossa e super diffusa dura a mori

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  5. Sveglia Fabrianesi in subbuglio, defezioni, sabotaggi, ammutinamenti, intrighi amorosi, spie di un non meglio identificato "palazzo" possibile che la longa mano di Giancarlotto abbia inserito dei bugs nel comitato? Un vero e proprio "casus belli" non immaginavo vi fossero scissionisti in Sveglia Fabrianesi o presunti tali. Insomma quali sono le forze del bene e le forze del male? È vero che in sveglia fabrianesi si nascondono rivalse personali e desideri di riscatto politico?

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    1. Beh, guarda chi ha parlato al loro ultimo intervento...

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    2. Giancarlotto senza aiuto non è capace nemmeno ad infilarsi le dita nel naso, figurati ad infilare bug in un comitato. Più che altro penso sia una divergenza di opinioni, come in tutte le cose, basta vedere i partiti di sto cesso di città

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  6. Giampie' non e' cambiato niente a fabriano,e niente cambiera'........... La sacra famiglia e' scappata con il malloppo,ma ancora ha consensi,la fabriano fru fru chiusa nel suo cerchio,se la ridono e se la cantano tra loro,vediamo una movida fatta di che?

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  7. Mah secondo me i primi ad avere bisogno di svegliarsi sono proprio quelli di questo comitato, un paio di settimane fa erano 20-30 persone in piazza compresi loro...

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