16 ottobre 2014

Perchè Fabriano resiste al cambiamento



Al di là dei titoli di giornale su Mr Bitzer che arriva e si presenta, il cambio della guardia in casa Indesit si è rivelato un evento mesto, un'ammainabandiera senza gloria, a riprova che la città ha metabolizzato il crepuscolo dei Merloni senza sintomi e spasimi di nostalgia per i tempi andati della "multinazionale favrianese". 

Ma ciò non vuol dire che assieme ai Merloni si dissolverà anche la mentalità inerte generata dal merlonismo, che anzi si sta rigenerando appieno nell'assistenzialismo degli ammortizzatori sociali e nella ricerca di occupazione negli enti pubblici. Per svuotare questa sacca di abitudini e di resistenze al cambiamento serviranno molti anni, forse una generazione, ed è sicuramente un problemone perchè condizionante rispetto ai livelli di reazione necessari per affrontare la crisi epocale del nostro territorio.

Alcuni grandi consulenti americani, circa un quarto di secolo fa, elaborarono un'espressione finalizzata a inquadrare le variabili che consentono di superare la resistenza al cambiamento

E' necessaria la presenza simultanea di tre condizioni: il malcontento verso la situazione attuale; la vision di cosa sia possibile fare nel futuro; la cognizione dei primi passi, ossia le azioni iniziali che si debbono realizzare per dare concretezza alla vision. 

Ad oggi, a Fabriano, si può riscontrare soltanto la presenza del primo requisito, ossia un profondo malcontento nei confronti della situazione attuale. Per attivare la vision e le prime azioni di cambiamento serve una classe dirigente capace di guardare lontano e decidere di conseguenza.

Sinceramente non se ne vedono nè il segno nè l'impronta, e la discussione accalorata che si sta sviluppando attorno al caso Pariano è la prova più evidente di un profondo deficit di consapevolezza che riguarda - anche se con diverso dosaggio - sia i politici che i cittadini.

Da questo punto di vista è sintomatica la chiusura a riccio con cui le figure politiche, sindacali e istituzionali hanno commentato il passaggio di consegne avvenuto ieri in casa Indesit. Dal sindaco ai rappresentanti sindacali, passando per le immancabili autorità relogiose, il coro è stato unanime: difendere lo status quo, immobilizzare la scena come se nulla fosse accaduto, rimarcare ossessivamente la centralità degli accordi pregressi, con Whirlpool rappresentata come soggetto passivo chiamato a farsi carico di input locali e non nelle vesti del nuovo proprietario che, tempo qualche settimana, effettuerà scelte decisive per il futuro dell'azienda e della nostra città.

Di fronte a questa "commedia paesana" viene da chiedersi, fatto cento il problema, quanto, nella carenza di futuro che i fabrianesi hanno avanti agli occhi, pesi la crisi di un modello produttivo e quanto l'ostinazione di un mentalità orgogliosamente fossile. Un dilemma già chiarito dai profeti negli antichi testi biblici: "Dio acceca coloro che vuole perdere"
    

6 commenti:

  1. Caro Giampiero, quando l'Olivetti sbarcò negli Stati Uniti, per iniziare a creare un futuro mondiale per l'informatica italiana, un uomo nato nel 1883, dette una bella mano per mandare tutto a rotoli, esercitando la pressione politica di cui era capace, come amministratore della più grande industria italiana. L'operaio italiano doveva continuare a battere le lamiere, senza inseguire tanti grilli di futuro. Di fronte a queste pagine di storia, la reazione che tu commenti diventa naturale. Fabriano, che è un comunello di fronte a una multinazionale, non può nulla, non ha strumenti per indirizzare una scelta. Dopo decenni e decenni di contributi e incentivi pubblici, avete visto tutti come la FIAT ci abbia messo un attimo a lasciare l'Italia, e non mi sembra che l'Italia si sia rivoltata, oppure i sindacati, politici e compagnia bella. Ci stupiamo allora per l'Indesit, di fronte all'esempio della FIAT?

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  2. Certo che non mi stupisco. Ma sorridi di fronte alla pretesa cazzuta di dare la linea a Whirlpool che se vuole ci cancella in un nano secondo

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  3. Meglio la fine di Antò ?

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  4. La fine di Antò era meritata: terzismo ottuso, cassa integrazione per la vendemmia e assunzione a palla di tutti i democristiani cittadini.

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  5. Aaaaaaahhhhhhhhh, che bella quest'idea di pulizia che accompagna questo nuovo ingresso di Whirlpool! Gia' si narra di dirigenti sottoposti a colloqui e prove per una selezione basata sul merito. Gia', sul merito: se sei bravo rimani altrimenti a casa. Roba assolutamente nuova ed incomprensibile per Fabriano.

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  6. dovremmo fare la stessa cosa con il nostro Comune !!!! Pulizia !!!!! I meritevoli e "senza conflitto di interessi" devono rimanere, mentre gli altri tutti a casa !!!! Alcuni di questi signori con una manciata di voti, che chiaramente non rappresentato la volontà di noi cittadini, sono anche assessori ....conflitto di interessi x qualche assessore ??? noooooooooooo ahahahahahahha

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