11 marzo 2015

Spacca si, Spacca no. A sabato l'ardua sentenza.

Negli ultimi giorni, in alcuni ambienti politici, sono improvvisamente lievitati i rumors circa una possibile rinuncia di Gian Mario Spacca alla candidatura a Governatore delle Marche. E non a caso sono iniziati a circolare altri nomi: Francesco Casoli e Vittoriano Solazzi su tutti gli altri.

Questo improvviso incremento di panna montata attorno alle sorti di Area Popolare nasce da un fatto politico: l'ambiguità dell'Udc, che a livello nazionale dice di sostenere il raggruppamento centrista ma poi prende tempo e rimanda le decisioni, in attesa di una quadra con i vertici regionali del partito che non ci sarà perchè questi ultimi propendono decisamente per un accordo con il Pd.

Questo impasse dell'Udc, paradossalmente, consegna al partito di Cesa e Casini un potere di interdizione politica di molto superiore al suo peso elettorale, perchè lega il destino di un'area politica alle dinamiche interne di una sola forza politica consegnandole un potere contrattuale che mette a rischio equilibri e redistribuisce influenze.

Il dato politico è che Area Popolare è un raggruppamento ancora fluido e su un un corpo non ancora consolidato e stabilizzato ritardi e indecisioni determinano un abbassamento dei livelli motivazionali e una moltiplicazione delle spinte centrifughe.

Per arginare questo rischio Marche 2020 - che ha consolidato un asse forte con l'NCD di Quagliariello - ha annunciato, per sabato prossimo, una conferenza stampa nel corso della quale verranno presentati il programma e il candidato Governatore

In questo modo gli spacchiani si propongono di condizionare e sparigliare l'esito del confronto interno all'Udc previsto per giovedì, offrendo al segretario Cesa un elemento di accelerazione in vista dello showdown (?) con i vandeani marchigiani capitanati da Viventi e Pettinari.

E qui si apre anche la questione del candidato Governatore. E' difficile immaginare un politico di lungo corso come Spacca che si fa dettare l'agenda dall'Udc, vincolando le sue decisioni personali e politiche agli atteggiamenti di una forza politica che ha fatto parte del Modello Marche ma che non è la sua e non rappresenta il suo orizzonte politico più prossimo.

Sembrerebbe quindi un'operazione di buonsenso politico separare le decisioni di Spacca dalle scelte politiche dell'Udc. E questo è un primo punto di deduzione. Il secondo riguarda il nome che verrà fatto sabato da Marche 2020. Ora, in politica tutto è possibile e uno più uno raramente fa due. Ma nonostante le imperfezioni la politica è anche una scienza, con le sue geometrie, le sue leggi e i suoi comportamenti che non spiegano tutto ma di certo aiutano a prevedere.


Questo senso delle geometrie non euclidee ci dice alcune cose. Innanzitutto che Casoli e Solazzi difficilmente potranno essere i candidati. Casoli perchè ha fatto un endorsement chiarissimo a favore di Spacca - sostenendo che solo il Governatore in carica può essere il punto di equilibrio di un'operazione moderata e di governo - e perchè, in quanto ex senatore del PDL, sarebbe una candidatura sbilanciata a destra e destinata a non muovere quel "malcontento di sinistra" che consente di far scattare il meccanismo dell'utilità marginale.


Allo stesso modo non funzionerebbe la candidatura di Vittoriano Solazzi, che in questi mesi si è ritagliato un ruolo politico di frontiera: quello dell'incursore che aggira la diplomazia politica, l'estremista di centro che dice quel che Spacca non può dire. E notoriamente gli incursori sono adatti allo sfondamento - che è azione spesso necessaria per aprire varchi -  ma non a quella paziente tessitura che genera equilibri e stabilizza alleanze.

A consuntivo delle nostre deduzioni Spacca sembra l'unico destinato a restare in gioco, ma fino a sabato nessuno può dire con certezza quali siano le sue reali intenzioni, anche se ci si può cimentare con qualche considerazione di geometria politica non euclidea.

Spacca ha avuto modo e tempo di mettere in campo una exit strategy. Almeno fino allo scorso autunno, quando avrebbe potuto contrattare e ottenere dal PD una qualche onorevole formula di promoveatur ut amoveatur. Non lo ha fatto, seppur consapevole che questa scelta avrebbe progressivamente consumato il suo spazio negoziale con il PD, spingendolo inevitabilmente verso un bivio: ricandidarsi o ritirarsi dalla politica senza contropartite ragionevoli e spendibili.

Ora, chi fa politica a un certo livello sa bene che l'una scelta piuttosto che l'altra non sono la pura e semplice espressione di un'ambizione o di un'inclinazione personale ma coinvolgono persone, relazioni, progetti politici, sistemi di consenso e percorsi motivazionali.

La domanda che ci si deve porre in questi giorni, in attesa del prununciamento di sabato prossimo, è semplice: al punto in cui siamo giunti Spacca può permettersi di rinunciare senza inficiare il progetto politico di cui si è fatto assertore? Area Popolare è in grado di essere ugualmente competitiva nelle Marche con un altro candidato? Spacca può permettersi il lusso di uscire di scena senza apparire un Celestino V che per viltade fece il gran rifiuto?  

La ragione, il buonsenso e le geometrie non euclidee della politica direbbero di no, ma siamo ben lungi da una scienza esatta perchè un conto è analizzare e dedurre e un conto è entrare nella testa di chi deve decidere e sciogliere i nodi. A sabato, quindi, l'ardua sentenza.
    

9 commenti:

  1. Simonetti, puoi chiedere in via ufficiale ai nostri politici locali con quale schieramento si colloch eranno alle prossime elezioni regionali ?

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    1. Anche se Crocettilaqualunque sta con il PD, scommetto che "nel segreto dell'urna" voterà per Spacca

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  2. Spacca Spacca Spacca e ancora Spacca. Firmato Tex.

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    1. Spacca MAI !!! firmato Kit Carson

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  3. La qualunque certo che voterà spacca ... salvo che in regione tolgano la sedia.. non da segretario....

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    1. La Qualunque come lo vede il fatto della mobilità alla Desi Mobili?

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  4. Della serie ... beccatevi questa ... SPACCA RIELEGGIBILE

    Il presidente della Regione Marche non potrà essere rieletto per la terza volta consecutiva alla guida della Regione. Varrà per tutti ma non per Gian Mario Spacca. Una norma transitoria approvata dal Consiglio regionale lo scorso 17 febbraio stabilisce infatti una deroga di cui solo lui può usufruire e che, sembra, gli consentirà di restare presidente (se rieletto) fino al 2025. Dal 2005, prima vittoria, saranno passati 20 anni.

    La legge elettorale votata a febbraio, e che entrerà in vigore dal prossimo 20 marzo, stabilisce all’articolo 3bis che non è rieleggibile “chi ha ricoperto tale carica (quella di presidente, ndr) per due legislative consecutive”. È una norma semplice e chiara, varata seguendo le prescrizioni della legge nazionale n. 165 nel 2004. Le Regioni, stabilisce quella legge, devono prevedere “la non immediata rieleggibilità allo scadere del secondo mandato consecutivo del Presidente della Giunta regionale eletto a suffragio universale e diretto”.

    In fondo alla legge delle Marche del 17 febbraio, all’articolo 11 (Disposizioni transitorie e finali), è annidata la norma transitoria che stabilisce la deroga a favore di Spacca. Vi è scritto che l’articolo 3bis, che sancisce la non rieleggibilità per la terza volta del presidente, “si applica alle legislature successive a quella di entrata in vigore della presente legge”. Quindi varrà per tutti i futuri presidenti ma non per Spacca che, se non ha ancora sciolto la riserva sulla sua terza corsa alla presidenza, si è comunque lasciata aperta questa porta chiudendola contemporaneamente ai suoi successori.

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  5. Saranno gli elettori a decidere se uno debba essere votato per 100 anni o per 5. Non capisco perchè la storia dei mandati debba essere stabilita per legge. I grillini vi hanno veramente fatto saltare il cervello a tutti.

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    1. Vero, se siamo così tordi da votare uno che non ha mai fatto nulla per 15 anni ce lo meritiamo e basta.

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