12 maggio 2017

La disfida in bilico dell'11 di giugno

Fino a qualche settimana fa per sviluppare una previsione sul risultato delle comunali di giugno era necessario avventurarsi in una valutazione "sociologica" di pesi e influenze, ossia capire quanto potesse incidere, sull'esito elettorale, il rapporto tra desiderio di innovazione e volontà di conservazione.

Negli ultimi giorni ci sono state accelerazioni che hanno prodotto cambiamenti significativi, movimenti carsici che stanno dando forma a un nuovo contesto che per essere inquadrato e compreso va tenuto distinto dalla dinamica caotica che ha segnato la definizione delle liste.

Il movimento in atto è tipicamente centripeto e spinge soggetti in apparenza incompatibili verso una convergenza di fatto, finalizzata a raccogliere in un unico campo l'opposizione politica al Movimento 5 Stelle, la cui ascesa sembra oggi meno trionfante e più resistibile di qualche settimana fa.

La parola d'ordine è diluire, aggiungere posti a tavola, moltiplicare l'offerta elettorale per evitare una polarizzazione che potrebbe avvantaggiare i grillini, più avvezzi alle alte temperature rispetto al tiepido Balducci.

In questo contesto saranno quattro le liste che appoggeranno Balducci: un Pd in versione sacrificale che si presenta con una lista debole e con pochissimi procacciatori di voti per non disturbare l'elezione del segretario Crocetti; un Pd supportato da una raggruppamento trasversale e simil-sinistro ispirato da Ciccio Romani, da una lista verde-socialista-sgarbiana e da una papocchio popolare senza scudocrociato ma democristiano dentro, frutto dell'asse antichissimo e solido tra Ottaviani-Viventi.

L'obiettivo della quaterna balducciana è portare, a tutti i costi, la coalizione sopra quel 30% - che, in queste elezioni, costituirà una vera e propria soglia psicologica e politica - e attivare la sponda di un centrodestra in bilico tra richiami identitarie e tentazioni consociative.

La speranza del centrosinistra è duplice: ottenere un risultato capace di sollecitare i riflessi conservatori del fabrianese medio e chiudere il cerchio al ballottaggio contrattando una migrazione controllata di elettori dal centrodestra al centrosinistra, pronti a turarsi il naso e sostenere Balducci pur di non far vincere il 5 Stelle.

Ci sono cinque incognite in questo schema logico e politico che rischiano di far deragliare il disegno di conventio ad excludendum nei confronti dei grillini: 
  • la sostanziale volatilità e incontrollabilità dell'elettorato di centrodestra; 
  • la difficoltà per i leader del centrodestra di dirottare i voti sul PD dopo aver chiesto consensi per forze radicali e lepeniste come Fratelli d'Italia e la Lega;  
  • la dislocazione del voto nelle frazioni che diventeranno decisive qualora la partita del ballottaggio dovesse decidersi al photofinish;
  • la difficoltà a utilizzare richiami della foresta antigrillini come accadde alle comunali del 2007 in chiave antifascista;
  • l'incognita politica ed elettorale di una lista di sinistra, quella che sostiene Vinicio Arteconi, che difficilmente, in caso di ballottaggio, potrà essere cooptata in un accordo elettorale a favore di Balducci .
Il candidato sindaco dei grillini ha scelto di affrontare il trend centripeto degli avversari con un approccio deduttivo, leggendo in alcuni processi aggregativi della controparte il sintomo di una grande paura e, quindi, la prova indiretta di una concreta possibilità di vittoria del Movimento.

In realtà non si tratta di manifestazioni di debolezza ma di processi aggregativi destinati a rendere estremamente incerto il risultato. Una cosa è certa: sottovalutare gli avversari -  e vale per i grillini come per il PD - è un errore fatale in una partita epocale in cui a competere non saranno soltanto due candidati principali ma visioni profondamente diverse di una città che, comunque vada, ha bisogno di una scossa che la rimetta in moto.